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Il Cardinale Wyszynski, l’uomo che salvò la chiesa in Polonia dalla furia comunista

Fu lui a a difendere la Chiesa e i fedeli dalle violenze attuate dal governo comunista in odio alla fede.

WyszynskiAleteia – “Nessun paese europeo è stato lacerato e smembrato, come la Polonia, negli ultimi tre secoli” (A. M. Sicari). In modo particolare, entrambi i totalitarismi che hanno afflitto il mondo nel XX secolo si sono accaniti violentemente  sulla nazione polacca, vittima sia del terrore nazista che della furia comunista. A farne le spese in maniera particolare è stata la Chiesa che ha subito danni devastanti con la distruzione di luoghi di culto, la soppressione di ordini religiosi, la persecuzione dei fedeli e la deportazione e l’uccisione di numerosi membri del clero: religiosi, religiose, sacerdoti e vescovi. Di fronte a questo drammatico panorama è facile chiedersi come abbia fatto la chiesa polacca a sopravvivere con tale eroicità rimanendo tutt’ora una delle realtà ecclesiali europee più vivaci, donando al mondo numerosi frutti di conversione e santità. La risposta a questa domanda dovrà necessariamente fare riferimento al cardinale Wyszynski che giocò ruolo cruciale per la salvezza della chiesa e della nazione polacca nel periodo più buio della sua storia: quello dell’occupazione sovietica.

Si può affermare che la Polonia sia diventata il “polmone spirituale” di questo Anno Giubilare della Misericordia indetto da papa Francesco. Si tratta infatti del paese natale di Santa Faustina Kowalska, la religiosa scelta da Dio per diffondere il messaggio della Divina Misericordia e del papa San Giovanni Paolo II che si fece portavoce di questa particolare devozione. A questo si aggiunga che proprio quest’anno la Giornata Mondiale della Gioventù sarà celebrata a Cracovia.

Tra le numerose testimonianze di fede e di santità che offre la nazione polacca non possiamo non guardare all’opera del cardinale Wyszynski che fu primate della Polonia dal 1948 sino alla sua morte avvenuta a Varsavia nel 1981. La sua vita non è sufficientemente conosciuta in occidente, in parte anche a causa del ruolo di un altro vescovo polacco: Karol Wojtyla che, in certo senso, ne “oscurò” la memoria da quando fu eletto Papa. Ma se Giovanni Paolo II ebbe un ruolo importantissimo nello scardinare il sistema comunista in Polonia, chi lottò in prima persona quando ancora Wojtyla era un giovane prete fu il cardinale Wyszynski: fu lui a combattere l’imperialismo sovietico e a difendere la Chiesa cattolica e i fedeli polacchi dalle angherie e dalle violenze attuate dal governo comunista in odio alla fede.

Il giovane prete ricercato dai nazisti.

Stefan Wyszynski nacque a Zuzela (un villaggio dell’est della Polonia) nel 1901, in una famiglia povera e numerosa. Suo padre, molto devoto alla madonna di Czestochowa, era l’organista e il sacrestano della chiesa parrocchiale. Nel 1924 Stefan ricevette l’ordinazione sacerdotale all’età di 23 anni e intraprese gli studi di diritto canonico all’Università Cattolica di Lublino. Durante l’occupazione nazista, per ordine del suo vescovo e a causa del suo debole stato di salute, fu costretto ad abbandonare il seminario dove risiedeva ed insegnava; si nascose in campagna, cambiando costantemente domicilio per scampare alle retate naziste, mentre serviva clandestinamente i fedeli del luogo dove si trovava di passaggio. L’ordine del vescovo – a cui Wyszynski obbedì non senza sofferenza – si rivelò provvidenziale: più tardi si scoprì che il suo nome era nella lista dei religiosi considerati pericolosi dalla Gestapo e destinati alla deportazione nei campi di concentramento (in quella lista anche il nome del sacerdote Massimiliano Kolbe che morì ad Auschwitz nel 1941). Nel 1944, durante l’insurrezione di Varsavia contro l’invasore tedesco, Wyszynski assunse il ruolo di cappellano militare, sostenendo i feriti e assistendo i morenti sia polacchi che tedeschi.

Una nuova minaccia: il comunismo in Polonia contro la Chiesa Cattolica.

Nel 1945, alla fine della Seconda Guerra mondiale, la Polonia si trovò in una situazione critica con inimmaginabili perdite materiali (a Varsavia i tedeschi distrussero più del 90% degli immobili) e soprattutto umane. Perdendo sei milioni di cittadini, la popolazione polacca decrebbe di un quinto. Questa nazione maltrattata e traumatizzata si trovò ad affrontare un nuovo grave pericolo che metterà alla prova, ancora una volta, la sua sopravvivenza: l’istallazione forzata e violenta del regime marxista-comunista, così estraneo al carattere tradizionale di questo paese marcatamente segnato dalla cultura cristiana. Lo stesso Stalin pronunciò la famosa frase secondo cui ‘impiantare il comunismo in Polonia era come sellare una mucca’: per istallare l’ateismo marxista in Polonia, era necessario sradicare la sua identità nazionale e la sua cultura cristiana. In questi tempi estremamente difficili Wyszynski – nominato nel 1946 vescovo di Lublino e nel 1948 vescovo di Gniezno e Varsavia – cosciente delle perdite umane sofferte sotto il nazismo, invitò i guerriglieri a consegnare le armi e ad approfittare dell’amnistia concessa per cercare di tornare ad una vita normale. Ciò che contava in quel momento non era lottare per la libertà politica, ma assicurare la sopravvivenza biologica di una nazione decimata dalla guerra. Inizialmente i sovietici mantennero una apparente benevolenza accettando di firmare un accordo con la Chiesa (1950), impegnandosi a rispettare la libertà religiosa e l’autonomia della Chiesa. Ma il governo non aveva alcuna intenzione di rispettare l’impegno preso e presto iniziò a perseguitare i gruppi patriottici e i fedeli. Nel 1952 papa Pio XII nominò cardinale Stefan Wyszynski ma le autorità comuniste non gli concessero il permesso per recarsi a Roma per ritirare il cappello cardinalizio. In questo periodo iniziò una dura repressione contro la Chiesa polacca e le sue attività: molte scuole, ospedali, giornali furono chiusi o assunti dal governo. Numerosi sacerdoti e religiosi furono incarcerati senza un vero processo e alcuni di loro assassinati. Nel 1953, il governo comunista promulgò una legge che prevedeva il controllo delle nomine ecclesiastiche, imitando un processo applicato nell’Unione Sovietica dopo la rivoluzione.

Non possumus”: la lettera di Wyszynski contro le ingerenze del governo.

Questo attacco frontale contro la Chiesa segnò un punto di svolta nelle relazioni tra l’episcopato polacco e il governo marxista. Il cardinale Wyszynski, che fino a quel momento ebbe un atteggiamento conciliante nella ricerca di un modus vivendi coi suoi avversari, scrisse la famosa lettera, firmata all’unisono da tutto l’episcopato e inviata al governo, che rappresentò uno dei momenti decisivi della storia della Polonia e dell’Europa contemporanea: “Affermiamo che il suddetto decreto non può essere da noi riconosciuto come legittimo e vigente, giacché contrario alla Costituzione [che riconosceva la libertà di culto] e alle leggi di Dio e della Chiesa”. E più avanti “Se dovessimo trovarci di fronte all’alternativa di sottomettere la giurisdizione ecclesiastica come uno strumento di governo civile oppure accettare un sacrificio personale, non vacilleremo. Seguiremo la voce apostolica della nostra vocazione e coscienza sacerdotale; andremo con pace interiore, con la coscienza di non aver dato motivo per la persecuzione e che le sofferenze che ci accadranno non saranno per altra causa se non quella di Cristo e della sua Chiesa. Non possiamo sacrificare le cose di Dio sull’altare di Cesare! Non Possumus!”. La lettera provocò un’autentica furia tra i comunisti che già vantavano il controllo del paese ma che non riuscivano a controllare pienamente la Chiesa cattolica.

Il Primate in carcere: preghiera e studio in cella.

Da parte sua il cardinale Wyszynski era pienamente cosciente della reazione che quella dichiarazione avrebbe provocato nel governo ed era pronto al martirio. La notte del 25 settembre del 1953 il cardinale fu arrestato dalle autorità comuniste  e portato in carcere. Uscendo dal palazzo episcopale disse a una religiosa che si affannava nel preparargli un bagaglio: “Sorella non porterò nulla. Sono entrato povero in questa casa e povero vi uscirò”. Rimarrà in carcere per tre lunghi anni e sarà trasferito in diversi luoghi al fine di mantenere segreto il suo nascondiglio. Soltanto l’ultimo anno di prigione gli sarà concesso di vivere in un convento nei Carpazi Orientali con la possibilità di inviare e ricevere lettere. Durante la sua prigionia sapeva che in qualsiasi momento poteva essere giustiziato così come avveniva a tanti altri prigionieri. Nonostante ciò, senza perdersi d’animo, stabilì un orario simile a quello di un monastero, con un tempo di preghiera, di studio, di meditazione e di lavoro intellettuale alzandosi presto al mattino per approfittare al massimo di ogni giornata. Nel suoi Appunti dalla Prigione scrisse: “Oggi non posso servire la Chiesa e la patria col mio lavoro di sacerdote nel tempio, ma posso servirle con la preghiera. Ed è quello che sto facendo praticamente tutto il giorno”. I suoi aguzzini cercarono di rovinargli la vita in ogni modo con violenze, minacce e lusinghe, ma il prigioniero non smise di pregare per loro: “Non mi obbligheranno in nessun modo ad odiarli”. Scrisse ancora: “Abbiamo gli stessi obblighi di testimoniare Cristo in carcere come davanti ad un altare”. I suoi carcerieri si disperavano vedendo che tutti i loro metodi di persuasione (gli promisero la libertà se rinunciava al suo ruolo di vescovo) e le torture psicologiche non sortivano nessun effetto: “Anche se dovessi passare qui cento anni, non lo farò, perché va contro la mia coscienza”. Scrisse anche “Il peccato più grande per un apostolo è la paura; la paura di un apostolo è la prima alleata dei suoi nemici”; e ancora: “la mancanza di coraggio è l’inizio della sconfitta per un vescovo”.

La liberazione e l’azione diplomatica per la pace della Polonia.

Dopo l’insurrezione del 1956 contro il regime stalinista (Rivolta di Poznań), al fine di allenare le tensioni, il nuovo leader polacco Gomułka chiese al prigioniero di tornare a Varsavia per riprendere il possesso della sua sede episcopale. Wyszynski accettò ma solo alla condizione che il decreto sulle nomine dei vescovi venisse cancellato, che venisse garantita la libertà di culto e l’indipendenza tra Stato e Chiesa. Il 28 ottobre il Primate tornò a Varsavia e l’8 dicembre si firmò il nuovo accordo che sottoscriveva le condizioni poste dal cardinale Wyszynski. Fu il trionfo di chi era disposto ad offrire la propria vita prima che si compissero ingiustizie contro la sua Chiesa e il suo popolo. Se il cardinale Wyszynski si fosse piegato di fronte alle minacce del partito, la Chiesa avrebbe sofferto gravi conseguenze (come successe in altri paesi); ma la sua incrollabile fedeltà e la sua resistenza permisero alla chiesa polacca di conservare un livello di autonomia e di libertà senza paragoni in tutto il blocco sovietico. Il cardinale Wyszynski ebbe un ruolo cruciale nei conflitti che sorsero tra la classe operaia e il governo comunista: da un lato appoggiando le giuste rivendicazioni dei lavoratori e dall’altro conservando un atteggiamento conciliatore e pacifico, allentando le tensioni per evitare le violenze da entrambe le parti.

La morte del Primate: la sua opera un esempio da seguire.

Wyszynski morì il 28 maggio del 1981, quindici giorni dopo l’attentato a Giovanni Paolo II. Non potendosi recare al suo funerale perché ancora ricoverato, il Santo Padre inviò una sentita lettera alla nazione polacca con la quale indisse trenta giorni di raccoglimento e di preghiera, invitando a meditare su “la figura dell’indimenticabile Primate, il Cardinale Stefan Wyszynski”, e “il suo insegnamento, il suo ruolo in un così difficile periodo della nostra storia”. Giovanni Paolo II invitò tutti ad imitare il coraggio apostolico del cardinale e a riprendere l’opera da lui iniziata: “Riprendano quest’opera con grandissima responsabilità i Pastori della Chiesa, la riprendano il clero, i sacerdoti, le famiglie religiose, i fedeli di ogni età e di ogni mestiere. La riprendano i giovani. La riprenda la Chiesa intera e l’intera Nazione”.

Nel 1989 per volere di Giovanni Paolo II, venne inaugurato il processo di beatificazione del Servo di Dio cardinale Stefan Wyszynski. Superata la fase “diocesana”, il processo è ora allo studio della Congregazione delle Cause dei Santi dove è in esame l’inspiegabile guarigione di una ragazza di Szczecin (nord della Polonia) che, afflitta in stato terminale da un tumore, chiese la grazia della guarigione per l’intercessione del coraggioso “Primate del Millennio”.

Miguel Cuartero Samperi

Articolo originale su Aleteia.org

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I santi della GMG 2016 (2): Sant’Alberto Chmielowski, il San Francesco polacco.

sant'alberto chmAleteia – Tra i numerosi santi che onorano la nazione e la chiesa polacca spicca in modo particolare, per la sua radicalità evangelica e la sua totale dedicazione ai poveri, la figura di Sant’Alberto Chmielowski. Adamo, questo il suo nome di battesimo, nacque in una nobile famiglia polacca ad Igolomia (vicino Cracovia) il 20 agosto 1845 e morì all’età di 71 anni tra i poveri di Cracovia ai quali dedicò tutta la sua vita fino a diventare uno di loro dimenticando le origini aristocratiche e abbandonando le glorie mondane raggiunte attraverso una carriera di pittore che gli offrì non poche occasioni di soddisfazione. In patria è conosciuto come “il padre dei poveri” o “il San Francesco del XX secolo”.

Alberto fu un uomo dall’animo rivoluzionario e dal carattere impetuoso, affascinato della bellezza e dell’arte, ma l’incontro con Cristo lo porto a scegliere la via della croce, luogo dove la Misericordia di Dio si china sulla miseria umana per elevarla e redimerla. Nel suo itinerario si accorse che – con parole di Wojtyla – “E’ proprio il Cristo incoronato di Spine la vera immagine dell’amore per gli uomini, la vera immagine della misericordia”.

Il santo della misericordia: strumento concreto dell’amore di Dio.

La sua vita non fu semplice né il suo percorso lineare, attraversò periodi bui e grandi sofferenze corporali e spirituali, ma Adamo seppe scoprire volta per volta con pazienza e fede la strada da percorrere, un processo che lo portò alla piena uniformità con Cristo che “da ricco che era si fece povero” per farsi prossimo ai più emarginati e dimenticati, agli “scarti” della società. Nel giorno della sua canonizzazione, il papa Giovanni Paolo II sottolineò: “Adam Chmielowski fu discepolo pronto a ogni chiamata del suo maestro e Signore”.

Ciò che desta stupore leggendo la storia di questo santo polacco è la piena sintonia, il legame spirituale, che lo unisce a papa Francesco ed ai temi ricorrenti della sua predicazione: la scoperta della Divina Misericordia che cambia la propria vita, l’abbandono della mondanità, l’accoglienza e la pratica del Vangelo sulla scia di San Francesco d’Assisi, la gioia del servizio, l’opzione per i poveri e gli emarginati come stile di vita.

Prigioniero di guerra: l’arresto, la mutilazione, la fuga.

Il giovane Adamo Chmielowski (orfano di padre e di madre fin dalla tenera età) partecipò in modo attivo all’insurrezione del 1863 quando il popolo polacco si ribellò contro l’invasore russo. La sconfitta degli insorti fu schiacciante, la repressione durissima. La Chiesa subì conseguenze devastanti: molti i vescovi, i sacerdoti e i religiosi deportati e gli istituti religiosi soppressi dalle autorità russe. Durante la rivolta Adamo fu colpito da una granata mentre cavalcava, subì danni irreparabili ad una gamba e fu arrestato. L’infezione fu immediata e costrinse i nemici – che volevano il prigioniero vivo per poterlo processare e condannarlo a morte – ad amputarla sul campo con una sega, senza anestesia, concedendo al prigioniero la sola “consolazione” di un sigaro. Grazie all’intervento e alla complicità di amici e familiari, Adamo riuscì a scampare la condanna: fuggì dalla prigione nascondendosi in una bara e lasciò il paese portando con sé – come una croce visibile – una pesante protesi metallica.

Le belle arti, il ritorno in patria e la crisi esistenziale

Stabilitosi a Parigi Adamo si iscrisse all’Accademia delle Belle Arti e proseguì poi gli studi all’Università di Grand e all’accademia di Monaco di Baviera. Da subito dimostrò grandi doti artistiche e una personalità forte che si manifestava nelle sue opere : un quid che lo elevava al di sopra degli altri pittori. Si distinse per uno stile avanguardista, le sue tele ricordavano quelle di Cézanne e lasciavano emergere il tormento e l’inquietudine di un anima alla ricerca del senso della vita. Tornato a Varsavia nel 1874 Adamo iniziò a frequentare gli ambienti artistici e letterati della società polacca prendendo parte attiva alla vita culturale e stringendo legami coi migliori artisti dell’epoca. La sua arte era tormentata, sofferta; molte le opere incompiute o distrutte, segno di un’insoddisfazione di fondo e di un dissidio esistenziale vissuto con pesantezza e dolore in un contesto di mondanità e spensieratezza com’era il circolo degli artisti di cui faceva parte. Le riflessioni sul senso dell’arte erano per Adamo strettamente legate a quelle sul senso della vita: “Il culto della propria arte è un inchinarsi a se stessi” nient’altro che un “ignobile idolatria”. Esprimere se stessi attraverso l’opera artistica fu per Adamo un compito secondario, di fronte a ciò che considerava primordiale: raggiungere la salvezza della propria anima. Fu la sua formazione cristiana ad alimentare quell’inquietudine che gli suggeriva una vocazione più alta alla quale doveva aspirare. L’arte e i successi ad essa collegati, non gli bastavano più. Nel 1880 entrò nella Compagnia di Gesù come fratello laico ma qui visse un esperienza di deserto spirituale che lo prostrò in una notte oscura dell’anima. In preda a crisi d’ansia, scrupoli, deliri e altri malanni che lo colpirono nel fisico e nella psiche, dovette lasciare i gesuiti per motivi di salute continuando a cercare altrove la propria vocazione.

L’incontro con la misericordia e la svolta

Dopo più di un anno di buio per Adamo si accese improvvisamente la luce grazie all’ascolto di una conversazione, tra il parroco e un fedele, sull’infinita misericordia di Dio verso l’uomo. In quel momento Adamo guarì completamente, l’angoscia scomparve e riprese la forza per percorrere la sua strada. Si dedicò alla carità aiutando i poveri che incontrava, ma anche al restauro di chiese e quadri religiosi e all’ incontro con amici e conoscenti diffondendo lo spirito di San Francesco d’Assisi a cui si legò progressivamente fino ad indossare – col permesso del Vescovo, essendo un laico – un saio grigio ed a pronunciare i voti di terziario francescano. Il cambiamento di vita fu sigillato con un nome nuovo: prese il nome di fratel Alberto. Andò a vivere in un vecchio appartamento a Cracovia che spesso condivideva con poveri e vagabondi che incontrava per strada assicurandogli vitto e alloggio. Alberto continuò a dipingere concentrandosi su quella che fu l’opera più importante della sua vita (e che fu poi posto accanto alla sua tomba): l’Ecce Homo. A questa tela aveva dedicato molto tempo e sforzo, senza riuscire a dare il giusto volto a quel Cristo che univa in sé la regalità di un Dio e la miseria di un uomo condannato a morte.

Il “luogo del riscaldamento”: la spazzatura del mondo nello sguardo di Dio.

ecce homo chmielowski

L’Ecce Homo di Chmielowski

L’incontro con un senzatetto che ospitò nel suo appartamento offrì ad Alberto l’occasione per scoprire definitivamente la sua vocazione. Fu quel ragazzo a portare il pittore nel “luogo del riscaldamento”, un dormitorio pubblico, diviso in due cameroni per maschi e femmine, che la città di Cracovia aveva messo a disposizione come rifugio per i poveri durante l’inverno. La visita a quel luogo di miseria fu per Alberto una vera “discesa negli inferi”: lì conobbe e toccò con mano ciò che era considerata la “spazzatura del mondo”, i rifiuti e gli scarti della società. Poca luce illuminava l’ambiente fetido dove si rifugiavano barboni, drogati, ubriachi e storpi, sistemati alla meno peggio; un ambiente pericoloso dove i più prepotenti dettavano legge a scapito dei più indifesi. Anche molti bambini trovavano rifugio dal freddo in quel letamaio. Tra le donne la situazione non era diversa, lì avvenivano feroci litigi, violenze di ogni tipo, ingiustizie e finanche aborti clandestini. L’impatto per Alberto fu terribile ma cercò da subito di trovare il modo di fare del bene. Presto comprese che l’unico modo di aiutare era quello di trasferirsi in quel luogo per vivere anche lui come un mendicante, ai piedi di Cristo incarnato in quei miserevoli. “Bisogna vivere con loro! Non si può lasciarli così”. Fu così che, spinto da un impulso di carità, Alberto vendette i suo dipinti, lasciò l’appartamento e si fece spazio nel rifugio dove appese subito un quadro della Madonna di Czestochowa. I rapporti con i nuovi coinquilini non furono subito idilliaci ma, con fatica, Alberto seppe conquistare la loro stima. Coi suoi risparmi e col ricavato delle vendite delle opere d’arte, ripulì e rinnovò il dormitorio: disinfestato, tinteggiato, attrezzato con nuove finestre, una cucina, un bagno, un guardaroba, una dispensa e un piccolo pronto-soccorso. Alberto offriva anche lezioni di catechismo e momenti di preghiera comune. Presto arrivarono dei collaboratori volontari che decisero di trasferirsi anche loro per servire i poveri. Tutto mirava a restituire una dignità a quei mendicanti che, in un ambiente pulito e sereno, ritrovavano la voglia di vivere e sentivano – forse per la prima volta nella vita – quanto fossero preziosi agli occhi di Dio mentre il mondo li rifiutava e si turava in naso al loro passaggio. Molte conversioni straordinarie confermarono l’operato di Alberto, veri miracoli del Signore e della sua Divina Misericordia.

La congregazione di Frati e Suore “buoni come il pane”

Nel 1888, nacque la congregazione di “Frati del III Ordine di S. Francesco, Servi di Poveri” che vennero presto chiamati col nome del loro fondatore: gli “albertini” (dal 1891 anche un ramo femminile, le “albertine”). Le opere si moltiplicarono, fondarono altri dormitori, ma anche orfanotrofi, asili per anziani, case di assistenza sociale e “cucine per il popolo”. Ai suoi frati e suore, per i quali fondò degli eremi dove ricevano la formazione prima della missione, Alberto ripeteva: “Bisogna essere buoni come il pane” per nutrire gli affamati, un pane buono che si spezza e si moltiplica, un pane “che ognuno può prendere per soddisfare la propria fame”. L’opera della congregazione fu affidata alla Divina Provvidenza così come a San Giuseppe e alla Vergine Maria che Alberto definiva “la mia Dispensiera” o “confondatrice”.

L’incontro con Lenin e la narrazione di Karol Wojtyla.

Sembrerebbe che a Cracovia il leader della rivoluzione sovietica Lenin abbia incontrato fratel Alberto e che i due ebbero modo di discutere sulla povertà e sulla giustizia sociale. Di questo incontro dove si contrapposero l’utopia marxista-leninista e il messaggio della carità cristiana, non ci sono rimasti documenti, nulla è stato pubblicato se non un dialogo frutto della fantasia di un poeta: Karol Wojtyla che dedicò a Sant’Alberto Chmielowski l’opera teatrale Fratello del nostro Dio (scritto nel 1949). Lo sconosciuto (questo il nome dato a Lenin nel dramma) dirà a fratel Alberto che non voleva sposare la sua idea di giustizia sociale: “I poveri non ti seguiranno”, “Io seguirò loro” risponderà il frate dimostrando che per il cristiano il vero aiuto ai poveri non è diventare una guida per incanalare la loro ira verso una sovversione sociale ma farsi loro servitore secondo i consigli e l’esempio di Gesù Cristo. Fu proprio questa la via che seguì Adamo Chmielowski che morì il 26 dicembre del 1916 (a pochi mesi dalla rivoluzione sovietica) nel dormitorio di Cracovia, lasciando in eredità una meravigliosa testimonianza di fede e carità, donando la propria anima e diventando egli stesso “pane buono” per sfamare gli affamati.

Alberto fu beatificato il 22 giugno del 1983 a Cracovia e canonizzato il 12 dicembre del 1989 in Vaticano dal papa connazionale San Giovanni Paolo II che disse di lui: “Non fu soltanto uno che fa la carità, ma divenne fratello di coloro che egli serviva. Il loro fratello. Il fratello grigio, come era chiamato”.

 

Per approfondire:

Da visitare:

  • A Cracovia: Santuario di fratel Alberto (detta anche Chiesa di Ecce Homo). Via Woronicza 10, Cracovia.

Disse sant’Alberto:

«Perché il profumo si diffonda, bisogna rompere il vaso. Non basta che amiamo Dio, bisogna anche che, a contatto con noi, altri cuori s’infiammino. Questo conta. Nessuno sale in Cielo da solo».

 

Miguel Cuartero Samperi

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Cracovia 2016. La cita está fijada!

jmj cracoviaSe ha concluido la JMJ de Río de Janeiro con la Eucaristia final en la playa de Copacabana. Papa Francisco, al final de la Misa, anunció a los 3 millones de jóvenes presentes, que la próxima Jornada Mundial de la Juventud tendrá lugar en Polonia en el 2016, 25 años después de la JMJ de Czestochowa. El 28 de Julio, durante el Angelus, Francisco afirmó:

Queridos jóvenes, tenemos una cita en la próxima Jornada Mundial de la Juventud, en 2016, en Cracovia, Polonia. Pidamos, por la intercesión materna de María, la luz del Espíritu Santo para el camino que nos llevará a esta nueva etapa de gozosa celebración de la fe y del amor de Cristo.

Esta vez será la ciudad de Cracovia, capital de la región “pequeña Polonia”, la que hospedará a los peregrinos que acudirán de todo el mundo para la JMJ. En esta ciudad vivió Juan Pablo II, el papa polaco, creador de las Jornadas Mundiales de la Juventud. Cuando tenía 18 años, Karol Wojtyla se transladó a Cracovia. Aquí empezó y terminó los estudios universitarios, entró en el Seminario, fue ordenado sacerdote y ejerció su ministerio sacerdotal y episcopal como Arzobispo de la ciudad. Desde Cracovia, Mons. Wojtyla partió hacia Roma para el Cónclave de Octubre de 1978, en el que fue elegido Sumo Pontífice de la Iglesia Católica.

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Papa Francisco ha aceptado la candidatura de la ciudad polaca, presentada por su obispo, el Cardenal Stanislaw Dziwisz, quien por muchos años, fue secretario personal de Juan Pablo II y autor del bellisimo libro-entrevista “Una vida con Karol”.

Será una JMJ tras las huellas de San Juan Pablo II, de hecho, el mismo papa Francisco ha confirmado la intención de canonizar en breve al Beato polaco, quizás precisamente en el 2014. Reconocido el milagro, necesario para concluir el proceso de canonización, sólo queda establecer la fecha oficial de la celebración en San Pedro (tal vez el Domingo de la Misericordia en la primavera del 2014). Durante la JMJ de Cracovia será posible volver a recorrer la historia del santo papa polaco visitando los lugares más significativos de su vida en Cracovia.

oswiecim-auschwitzAl mismo tiempo, la peregrinación en Polonia será la ocasión para homenajear a las víctimas de la Segunda Guerra Mundial. Allí será posible y necesario visitar los campos de concentración en los que fueron martirizados cientos de miles de hombres, víctimas de la locura nazi. Entre ellos también hay muchos santos, como Maximiliano Kolbe, sacerdote polaco, una figura extraordinaria cuya vida (a menudo ignorada) ha sido totalmente dedicada al servicio de Dios y del prójimo, marcada por un amor ejemplar hacia la Virgen María. El más conocido de estos campos de trabajo es Auschwitz (el nombre polaco es “Oswiecim”), situado a 65 Km de distancia de Cracovia. Aquí fueron aprisionados, entre otros, el mismo padre Kolbe, Santa Teresa de la Cruz (la filosofa y religiosa Edith Stein), Anna Frank, Etty Hillesum, Primo Levi y Elie Wiesel.

Una etapa obligada será el Centro “No tengais miedo”, un Santuario dedicado a la memoria de Juan Pablo II y construido no muy lejos del Santuario de la Divina Misericordia dedicado a la santa polaca Santa Faustina Kowalska. El complejo, proyectado en 2006 por voluntad del Card. Dziwisz, Obispo de Cracovia, aún está en fase de construcción. La primera fase del proyecto fue inaugurada en Junio de 2013 (la basílica inferior con las reliquias del papa y el centro de voluntarios). La segunda fase prevee la construcción de la Iglesia superior, una torre y un museo. Finalmente será construido una casa de acogida de peregrinos, un hotel y un centro de conferencias. Todo estará listo para acojer a los jóvenes peregrinos en 2016.

Casi a 145 Km de distancia de la ciudad de Cracovia, se halla uno de los santuarios marianos más importantes de Europa: el santuario de la Virgen de Czestochowa, también conocida como Virgen de Jasna Gòra (nombre del monte sobre el que surge el santuario). Aquí acuden en peregrinación, cada año, cientos de miles de feligreses procedentes no sólo de Polonia, sino de toda Europa, para venerar la imagen que, según la tradición, fue pintada por el mismo San Lucas Evangelista. Fue aquí que el papa Juan Pablo II reunió a los jóvenes en 1991 para la Jornada Mundial de la Juventud.

cracovia_piazzaAdemás del aspecto espiritual de la ciudad, valorizada por la historia de tantos santos y mártires, Cracovia es, al mismo tiempo, una bellisima meta turística en el interior de Europa continental. Situada en el sur del país, Cracovia fue fundada alrededor del año mil y, por mucho tiempo, fue la capital de Polonia. Hoy la capital es Varsovia (a partir del año 1609) pero Cracovia – segunda ciudad más grande del país – sigue siendo el centro histórico, cultural y artístico más importante de Polonia. Más allá de las bellezas artísticas (museos, Iglesias, plazas…) Cracovia ofrece una interesante variedad culinaria. Entre los platos típicos de la cocina local, el más característico son los pierogi, unos ravioli (pasta rellena) de carne, queso o verduras. También habrá que probar los braseados de carne (bigos), los crautos, las salchichas y muchas otras óptimas recetas locales, además, a precios muy bajos! El todo, acompañado con cervezas frescas y buen Vodka.

GMG CRACOWIAEn Internet, ya está disponible la página web oficial de la JMJ de Cracovia 2016, que se puede consultar en seis diferentes idiomas . La página ofrece algunas noticias, una presentación de la ciudad de Cracovia (un vídeo turístico que muestra las bellezas de la ciudad polaca), el mensaje de bienvenida del Card. Dziwisz, una invitación para visitar los lugares en los que vivió Juan Pablo II, informaciones sobre el santuario de Santa Faustina Kowalska.

Jóvenes de todo el mundo: animo y… ¡en marcha! También los menos jóvenes, las familias enteras, podrán participar. Las agencias de viaje ofrecerán itinerarios excelentes (os sugiero una entre tantas, preguntad por Carlo que es experto!); además, navegando en internet, con un poco de paciencia e iniciativa se podrá preparar esta peregrinación de la mejor forma. Aún faltan 3 años: para organizar, ahorrar para pagar el viaje, informarse y –  ¿por qué no? – aprender  algo de polaco, ¡tiempo sí que hay! Por tanto, nada de excusas, y ¡nos vemos en Polonia!

(Traducción al español, del original italiano, por María Cuartero Samperi)

Cracovia 2016. L’appuntamento è fissato.

foto ANSA

foto ANSA

Si è conclusa la GMG di Rio de Janeiro con la messa finale sulla spiaggia di Copacabana. Papa Francesco, alla fine della messa, ha annunciato ai 3 milioni di ragazzi presenti, che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù si terrà in Polonia nel 2016, 25 anni dopo la GMG di Czestochowa. Il 28 Luglio, durante l’Angelus, Francesco ha affermato:

Cari giovani, abbiamo un appuntamento nella prossima Giornata Mondiale della Gioventù, nel 2016, a Cracovia, in Polonia. Per l’intercessione materna di Maria, chiediamo la luce dello Spirito Santo sul cammino che ci porterà a questa nuova tappa di gioiosa celebrazione della fede e dell’amore di Cristo.

Questa volta sarà la città di Cracovia, capoluogo della regione “piccola Polonia”,  ad ospitare i pellegrini che accorreranno da tutto il mondo per la GMG. In questa città visse Giovanni Paolo II, il papa polacco, ideatore delle Giornate Mondiali della Gioventù. Karol Wojtyla si trasferì a Cracovia all’età di 18 anni. Qui iniziò e completò gli studi universitari, frequentò il Seminario, venne ordinato sacerdote ed esercitò il suo ministero sacerdotale ed episcopale come Arcivescovo della città. Da Cracovia Mons. Wojtyla partì per il Conclave dell’ottobre del 1978 dove fu eletto Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica.

Papa Francesco ha accettato la candidatura della città polacca presentata dal suo vescovo il Cardinale Stanislaw Dziwisz che fu per molti anni segretario personale di Giovanni Paolo II e autore del bellissimo libro-intervista “Una vita con Karol“.

Giovanni-Paolo 2Sarà una GMG sulle orme di San Giovanni Paolo II, infatti lo stesso papa Francesco ha confermato l’intenzione di canonizzare a breve il Beato polacco, forse proprio nel 2014. Riconosciuto il miracolo, necessario per concludere il processo di canonizzazione, si attende solamente che venga stabilita la data ufficiale della celebrazione in San Pietro (forse la Domenica della Misericordia nella primavera del 2014). Durante la GMG di Cracovia sarà possibile ripercorrere la storia del santo papa polacco visitando i luoghi più significativi della sua vita a Cracovia.

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Ingresso al campo di concentramento di Auschwitz

Il pellegrinaggio in Polonia sarà anche l’occasione per rendere omaggio alle vittime della Seconda Guerra Mondiale. Lì sarà possibile e doveroso visitare i campi di concentramento dove sono stati martirizzati centinaia di migliaia di uomini vittime della follia nazista. Tra questi anche molti santi come Massimiliano Kolbe, sacerdote polacco, una figura straordinaria la cui vita (spesso sconosciuta) è stata dedicata completamente al servizio di Dio e del prossimo e segnata da un esemplare amore alla Vergine Maria. Il più conosciuto di questi campi di lavoro è Auschwitz (il nome polacco è “Oswiecim”) che si trova a 65 Km di distanza da Cracovia. Qui furono imprigionati, tra gli altri, lo stesso padre Kolbe, santa Teresa della Croce (la filosofa e religiosa Edith Stein), Anna Frank, Etty Hillesum, Primo Levi ed Elie Wiesel.

Un passaggio obbligato sarà il Centro “Non abbiate paura”, un Santuario dedicato alla memoria di Giovanni Paolo II e costruito non lontano dal Santuario della Divina Misericordia dedicato alla santa polacca Santa Faustina Kowalska. Il complesso, progettato nel 2006 per volere del Card. Dziwisz, Vescovo di Cracovia, è ancora in fase di costruzione. La prima fase del progetto è stata inaugurata a giugno del 2013 (la basilica inferiore con le reliquie del papa e il centro di volontariato). La seconda fase prevede la costruzione della Chiesa superiore, una torre e un museo. Infine verrà costruito un centro di accoglienza di pellegrini, un albergo e un centro di conferenze. Tutto sarà pronto per accogliere i giovani pellegrini nel 2016.

A circa 145 chilometri dalla città di Cracovia si trova uno dei santuari mariani più importanti d’Europa:, il santuario della Madonna di Czestochowa, conosciuta anche come Madonna di Jasna Gòra (nome del monte su cui sorge il santuario). Qui, ogni anno si recano in pellegrinaggio centinaia di migliaia di fedeli provenienti, non solo dalla Polonia, ma da tutta l’Europa per venerare l’immagine che, secondo la tradizione, fu dipinta dallo stesso San Luca Evangelista. Fu qui che papa Giovanni Paolo II radunò i giovani nel 1991 per la Giornata Mondiale della Gioventù.

cracovia_piazzaOltre all’aspetto spirituale della città, impreziosita dalla storia di tanti santi e martiri, Cracovia è anche una bellissima meta turistica all’interno dell’Europa continentale. Situata a sud del paese, Cracovia fu fondata attorno all’anno mille ed è stata a lungo la capitale della Polonia. Oggi la capitale è Varsavia (dall’anno 1609) ma Cracovia – seconda città più grande del paese – rimane tuttora il più importante centro storico, culturale ed artistico della Polonia. Oltre alle bellezze artistiche (musei, chiese, piazze…) Cracovia offre un’interessante varietà culinaria.Tra i piatti tipici della cucina locale il più caratteristico sono i pierogi dei ravioli ripieni di carne, formaggio o verdure. Bisognerà assaggiare anche gli stufati di carne (bigos), i crauti, le salsicce e tante altre ottime ricette locali, peraltro a prezzi bassissimi! Tutto accompagnato da fresche birre e buon Vodka.

Su internet è già stato aperto il sito ufficiale della GMG di Cracovia 2016, che si può consultare in 6 lingue. Il sito web offre alcune notizie, una presentazione della città di Cracovia (un video turistico che mostra le bellezze della città polacca), il messaggio di benvenuto del Card. Dziwisz, un invito a visitare i luoghi dove visse Giovanni Paolo II, informazioni sul santuario di Santa Faustina Kowalska.

GMG CRACOWIAGiovani di tutto il mondo, armatevi e partite! Ma anche i meno giovani, le famiglie intere, potranno partecipare. Le agenzie di viaggi potranno offrire ottimi itinerari (ne suggerisco una tra le tante, chiedete di Carlo che è esperto!), ma anche navigando su internet con un po di pazienza e iniziativa si potrà preparare al meglio questo pellegrinaggio. Mancano ancora 3 anni: il tempo per organizzare, risparmiare per pagare il viaggio, informarsi e – perché no? – imparare il polacco, c’è! Poche scuse, dunque, e ci vediamo in Polonia!

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