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"Rinunciare a tutto per salvare la testa" •

Il trasformista alla GMB? Un problema educativo


Il sito americano Life Site News ha segnalato la presenza di un giovane “drag queen” (o aspirante tale) alla prima Giornata Mondiale dei Bambini che si è svolta a Roma sabato 25 e domenica 26. Si tratta di Carmine De Rosa, 23 anni, proveniente da Salerno e affermatosi come “trasformista”, ossia abile nel cambiare continuamente travestimento durante la scena.

Il giovane si è presentato sabato al Foro Italico, nei pressi dello Stadio Olimpico dove il Papa ha incontrato i bambini, per intrattenere i bambini con uno spettacolo di travestimenti e balletti.

La sua performance ha creato scandalo in vari ambienti che ritengono (con poco torto) quello spettacolo più adatto ad un gay pride che a un ritrovo religioso di bambini.

Ma la cosa che scandalizza di più è che la sua presenza è stata voluta dall’organizzazione della kermesse come puntualizzato dal ragazzo che afferma di essere stato chiamato per l’evento. Forse direttamente dal francescano don Enzo Fortunato a cui il Papa ha affidato l’evento o più probabilmente convocato da chi si è occupato dell’intrattenimento da ludoteca.

C’è però da dire che la performance non ha creato nessuno scandalo tra i vari accompagnatori che hanno raccolto i bambini attorno all’artista, come dimostra il video postato su Tik Tok. Genitori, catechisti e sacerdoti che hanno volentieri acconsentito allo spettacolo di travestimento del ragazzo fluido vestito da ballerina.

Il problema dunque non è (solo) il Vaticano. Si sa che spesso i preti peccano di “giovanilismo” per cercare di tenere in pugno qualche giovane in più e si prestano volentieri a balletti, saltelli e strombazzate (e qualche parolaccia) in cambio di qualche presenza in più (o like). Non è neanche l’organizzazione di un evento i cui responsabili hanno peccato di ingenuità evitando di vigilare sui personaggi invitati.

La questione è soprattutto educativa. Se genitori, catechisti e animatori si inventano di tutto (non sto certo affermando che non si debbano divertire) per trattenere i bambini (quando non possono dar loro un cellulare) è perché hanno perso molto il contatto umano con i ragazzi e gli resta poco da dire (e poca autorevolezza per dirlo e farsi ascoltare).

Il ragazzo trasformista, o transformista, in questione è ospite d’onore a molte feste di prima comunione della sua zona. Prova che nessun genitore (zio, nonno, padrino o Padrino) si scandalizza di mescolare sacro e profano neanche in un giorno così speciale e santo per i propri bambini.

Ma è una storia vecchia. Quella che i soldi e i regali (né le carrozze, i neomelodici o i trasformisti) danno la felicità. Ma visto che non si sa più dove sia di casa, si va a tentativi, di novità in novità, di festa in festa. Un paese dei balocchi che, almeno in Chiesa, sarebbe meglio evitare.

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