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Benedetto XVI: ampliare l’orizzonte della ragione


Si intitola “Sapienza, Intelligenza del cuore” la nuova pubblicazione dell’editore Il Pozzo di Giacobbe che raccoglie un’antologia di testi di Benedetto XVI dedicati al tema del rapporto tra fede e ragione e al dialogo con le diverse discipline del sapere umano. Si tratta prevalentemente di discorsi rivolti al mondo della cultura, della politica e dell’università, ma anche brani tratti da udienze, encicliche o incontri pubblici con enti e organismi internazionali accomunati dall’interesse principale di creare un ponte tra la fede e la ragione, tra la spiritualità e la cultura.

Il libro

Un’operazione editoriale, curata nei dettagli dal professore Cristiano Calì, che ha i suoi pregi e un inevitabile difetto. Da una parte il libro rappresenta un prezioso compendio dello sforzo di Benedetto XVI per rafforzare il dialogo col pensiero laico con la sua pressante richiesta di “allargare gli orizzonti della ragione”, d’altra parte, come ogni antologia, il libro non permette di contestualizzare i brani che vengono presentati isolati dal loro contesto, privando quindi il lettore della possibilità di considerarli all’interno del discorso completo da cui soni tratti, di focalizzare il momento storico e i destinatari con cui il pontefice tedesco è in dialogo. Una scelta obbligata se si vuole presentare il pensiero di Benedetto XVI in un volume agile e accessibile che offre comunque ai lettori la possibilità di approfondire le varie tematiche risalendo ai discorsi originali puntualmente citati nelle note.

La prefazione del cardinale Koch

Il volume è impreziosito dalla Prefazione del cardinale svizzero Kurt Koch, amico e collaboratore di Benedetto XVI, che ha ricoperto il ruolo di relatore principale del Ratzinger Schülerkreis, l’incontro annuale degli ex allievi del professore tedesco. «Lo sforzo di raggiungere un proficuo equilibrio tra fede e ragione è stato il filo conduttore nella vita di Joseph Ratzinger – Papa Benedetto XVI», scrive il cardinale svizzero. Infatti la chiara consapevolezza che fede e ragione si necessitano a vicenda ha portato Benedetto XVI a sviluppare una acuta riflessione sul rapporto tra queste due dimensioni della sapienza umana. Il motivo più profondo di questa esigenza – spiega il cardinale – risiede nella «convinzione che Dio stesso debba essere inteso innanzitutto come logos, come ragione e senso» confutando l’erronea idea che esista un vuoto invalicabile e incolmabile tra fede e ragione. Come Dio è ragionevole, così lo sono le sue opere. Per questo il creato, lungi dall’essere frutto del caos, rivela una logica e una razionalità che esige il sostegno (come origine e fondamento) della ragione, di un disegno sapiente opera del suo Creatore.

Cosa vuol dire allargare l’orizzonte della ragione

Allargare l’orizzonte della ragione vuol dire liberarla dall’angusto compito affidatole dal pensiero moderno, quello del campo meramente empirico e sperimentale. Ridurre la ragione all’ambito del misurabile e del fattibile, e contestualmente escludere la fede dalla sfera del razionale per relegarla ad una questione privata, comporta il rischio di eliminare la questione di senso (del bene e del male) dal pensiero critico. “Per Papa Benedetto, la priorità è essenziale è quindi liberare il concetto di razionalità dalla morsa di un tale riduzionismo della ragione per trovare risposte adeguate alle sfide che la cultura contemporanea ci pone”.

Lo spazio più adatto e il luogo più opportuno per sviluppare questo fecondo dialogo tra fede e ragione è senza ombra di dubbio l’università che per Benedetto XVI rappresenta il “laboratorio di umanità” con una vocazione universale (da universitas). All’idea di università negli scritti di Benedetto XVI è dedicato il saggio conclusivo di Cristiano Calì. Una vocazione, quella dell’università, che coinvolge una comunità (in cui si evince la stretta collaborazione tra i vari rami del sapere) chiamata a custodire e tramandare – liberandosi da ogni pregiudizio e riduzionismo – la sapienza ricevuta. Per questo Benedetto XVI ha più volte invitato gli accademici e gli studenti a mettersi a servizio della sapienza, per soddisfare il naturale desiderio di ogni uomo di conoscere la verità. Una missione (quella della “carità intellettuale”) incarnata da Benedetto XVI, non solo nei suoi anni di docenza, ma anche durante il suo episcopato e pontificato, come evidenzia il suo motto episcopale “Cooperatoris Veritatis”. Nei diversi interventi raccolti nel volume emerge l’invito rivolto alla modernità, e dunque a tutte le scienze sia sperimentali che umanistiche, ad una autocritica seria e sincera riguardo al modo in cui si interpreta il presente. Ciò riguarda da vicino il modello culturale della società contemporanea, la sua idea di progresso, di diritto, di legge, di libertà, di scienza e – in ultimo – di uomo.

Un invito per tutti

Un invito rivolto a tutti, credenti e non credenti, in una società che, per vari fattori, Ratzinger definisce “in una situazione di smarrimento e confusione”. Di fronte al dominio di una mentalità positivista, con tutte le conseguenze che esso comporta in ambito giuridico e filosofico, e il conseguente dilagare di un pervasivo relativismo etico, l’appello alla ragione è dunque irrinunciabile in quanto – afferma Ratzinger – la crisi del nostro tempo “è crisi della civiltà umana prima che cristiana”. Solo il ritorno alla piena consapevolezza del valore inalienabile della legge morale naturale segnerà la via per uscire dalla gabbia del relativismo etico: “Solo dal rispetto di essa [della legge morale naturale] infatti dipende l’avanzamento dei singoli e della società sulla strada dell’autentico progresso”. La scelta per la ragione, e per un allargamento dell’orizzonte della ragione è, per il Pontefice, speculare alla scelta fatta dal cristianesimo primitivo che optò per la filosofia abbandonando la via del mito e dunque della superstizione.

In un’epoca caratterizzata da quella che Dietrich Von Hildebrand definì “una delle caratteristiche più minacciose dell’epoca attuale: la detronizzazione della verità“: ossia l’oblio della verità in quanto “giudice supremo di ogni teoria”, l’appello di Ratzinger è un urgente richiamo all’ordine razionale, un appello a ricollocare la ragione al posto che le spetta, allargando il suo orizzonte e liberandola dal ridotto ambito a cui oggi è relegata al fine di dare vita a un nuovo umanesimo che non escluda le ragioni di Dio, che, anziché inibirle, potenziano e nobilitano quelle dell’uomo e della società in cui vive.

Articolo pubblicato su Interris.it il 25 febbraio

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