Testa•del•Serpente

"Rinunciare a tutto per salvare la testa" •

La fine politica di Renzi. Da cattolico moderato all’estrema sinistra abortista.


Non avrei mai pensato di usare la parola “fine” accanto al nome “Renzi”. Ho sempre considerato Renzi il più furbo, un gatto dalle sette vite, un uomo politico dal pelo fino, capace di stare a galla in ogni situazione e in ogni scenario, capace di tornare a galla anche dopo il più fragoroso dei tonfi.

Lo ha dimostrato con la sua caratteristica capacità camaleontica che lo ha mantenuto fino ad oggi tra i protagonisti della politica italiana, nel bene e nel male. Tra quelli che contano e che possono contare in futuro.
Ma forse è proprio la sua capacità camaleontica, ispirata proprio al suo connazionale e cor-regionario “Principe” per il quale il fine giustifica ogni mezzo, a sentenziare la sua fine politica.

Anni fa si vociferava che fosse neocatecumenale. No, lo era suo fratello. Forse neanche lui. Fatto sta che presto si presentò come l’alternativa valida per i cattolici. Cattolico democratico, attento ai temi sociali, dialogante e comprensivo, aperto ai compromessi, un democristiano adatto al post-berlusconismo. C’è addirittura chi lo ha paragonato al Cavaliere, vedendo in lui l’uomo perfetto per tenere le corde del paese, o per tenere il paese alle corde.

Ottenne la guida del governo grazie al compagno Giorgio Napolitano che, nel febbraio 2014, lo incaricò di formare un nuovo governo per sostituire Letta. Senza passare dalle elezioni divenne premier ottenendo la fiducia di Camera e Senato.

Si può dire che Renzi ha fatto anche cose buone. Ma al tempo stesso dimostrò il suo progressismo (e la sua risolutezza) con l’approvazione della legge Cirinnà sul matrimonio omosessuale. Non per via parlamentare ma con una decisione autoritaria personale, mettendo la fiducia e chiudendo i dibattiti. Una legge che ha fatto storcere il naso ai cattolici (non a tutti) e che non ha accontentato del tutto gli alleati di governo e l’opposizione (i Cinque Stelle e gran parte del partito democratico) che avrebbero voluto qualcosa di più. “Un giorno di festa. Ha vinto l’amore” ha dichiarato Renzi sentendosi nel mezzo di un gay pride. E ai vescovi, ai suoi pastori, ha detto “spiaze”.

In un delirio di onnipotenza, a capo del governo di sinistra, nel 2016, Renzi si giocò il tutto per tutto con un referendum costituzionale tramite il quale si volle presentare come un uomo di profonde convinzioni, di coscienza pulita e di ferma risolutezza. “Se perdo lascio la politica “. Perse. Ma non lasciò la politica (Il lavoro scarseggiava, la cura Meloni era lontana a venire). Continuò a sedere nel circolo dei potenti, a votare, a decidere, ad assentarsi, a opinare e progettare.

Nel 2019 lasciò il PD di Zingaretti (forse il punto più basso toccato per i democratici). Si piazzò al centro. Da dove si vede meglio e da dove di raccolgono gli esuli dell’estremismo ideologico.

Molti attendevano il suo ritorno in fiamma. Renzi non muore mai. Sarà il dopo Conte? Venne Draghi. Sarà il nuovo Draghi? Arrivò Meloni.

Eppure continuava a raccogliere ampio credito tra i cattolici. Perché cattolico. Perché di centro (politicamente e geograficamente).  Perché moderato. Definito “Laico quanto basta, moderato quanto basta”. E cattolico quanto basta. Qualcuno afferma di averlo parlare persino in inglese!

Giugno 2024. Le elezioni europee hanno un esito annunciato. Ma non per i giornali che da un anno annunciavano forzatamente il crollo dei consensi per la premier in carica. Dalle elezioni molti attendevano indebolimento del governo ma Meloni, come era prevedibile visto il lavoro svolto in questi due anni, ha mantenuto e rafforzato la sua premiership. E Renzi?

Renzi ha scelto il suicidio assistito. Non solo nel programma politico. Ha scelto l’eutanasia politica sposando il manifesto radicale di Emma Bonino. Elogiata da papa Francesco come una delle “grandi d’Italia”, Bonino resta e resterà nella memoria politica italiana come l’emblema della cultura di morte che san Giovanni Paolo II condannò duramente più e più volte: eutanasia, aborto come diritti al centro del programma. E poi il matrimonio omosessuale, vecchia nostalgia di Renzi, ed europeismo spinto. A quanto pare votare Renzi nel partito Bonino è diventato imbarazzante anche per i più progressisti dei cattolici, per gli scout e per Sant’Egidio (che portano entusiasti Tarquinio in Europa nelle file di un PD più arcobaleno che mai).

Una scelta politica per questioni di seggi e di protagonismo personale, più che una scelta di convinzione (per la lotta sul diritto a morire e a uccidere basta e avanza il PD). Renzi ha scelto la morte per motivi politici. E la morte politica ha scelto lui per motivi che ad alcuni possono sembrare oscuri.

Ciò che resta è la triste storia dei cattolici (intere parrocchie) che hanno sostenuto il politico fiorentino per la sua aria da moderato, per il suo essere cattolico quanto basta, senza esagerazioni e senza punti fermi, senza forse crederci troppo. Molti hanno creduto (troppo) in lui e in un cattolicesimo politico soft, fluido, liquido, che ancora oggi affascina tanti cattolici, utile per raccogliere qualche consenso ma che non servirà certo a portare qualche scintilla di fuoco all’interno del mondo politico e nelle stanze del potere.

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