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"Rinunciare a tutto per salvare la testa" •

Islam, la grande contraddizione. Riflessioni religiosamente scorrette (parte 1).


preghiera_musulmani(1)Se la coscienza ha ancora qualcosa da dire all’uomo, l’esplosione di rabbia dovuta alla violenta guerra dell’Islam contro il cristianesimo non può essere soffocata da sorridenti messaggi di pace, di fratellanza e da una sorta di ecumenismo spiccio e generico. Ed è veramente difficile delineare una analisi pacata e serena che freni l’impeto dei sentimenti e la furia delle passioni.

I sorrisi, le foto rituali, le strette di mano, gli auguri reciproci e i proclami di comunione universale tra i “fratelli” cristiani e musulmani sono tutti gesti teatrali e ritualità tipici di un perbenismo religioso e politico che perde di mira la Verità per scendere a compromessi con chi invece si dice nemico nelle parole e nei fatti. E’ per questo che ho sempre diffidato di tutto ciò che riguarda un ecumenismo e un dialogo religioso dove si vuol forzatamente ridurre al minimo indispensabile quelle differenze che di fatto sono sostanziali. Un dialogo di questo tipo non è più neanche credibile. Per quale motivo si cerca in ogni modo di avvicinare, fino a voler accomunare, come fosse una medesima realtà, il cristianesimo e una religione che ha tutt’altri presupposti e tutt’altri fini? (A questo riguardo sarebbe utile leggere il libro di J. Ellul “Islam e Cristianesimo, una parentela impossibile“. Lindau 2006). Ad un occhio più attento e meno annebbiato da ideologie, sarà palese che le differenze sono estremamente sostanziali e riguardano l’essenza stessa, teologica e filosofica, di queste due millenarie realtà.

siria-chiesa-armena-cristiani-armiPurtroppo – o per fortuna? – abbiamo gli occhi coperti da fette di buonismo, non solo politico ma anche religioso, che ci impediscono di urlare di fronte agli obbrobri di questa silenziosa guerra. Forse è una fortuna e probabilmente è da considerare uno speciale dono d’amore da parte della Follia (quella follia a cui Erasmo diede voce nel suo trattato dedicato all’amico Tommaso Moro) quello di offuscare le  nostre menti, quelle dei nostri politici, dei nostri intellettuali e – ahimè – di molti nostri vescovi. Non riuscendo, nella mia ignoranza, a darmi una spiegazione plausibile di questa pazzesca follia non trovo altra risposta che pensare che questa cecità e questa sordità siano doni della Follia per evitare che ci rendiamo conto della crudeltà dell’Islam, l’arretratezza del pensiero riguardo i diritti dell’uomo e del loro odio per noi. Come a dire che da una parte sia una fortuna che nessuno si renda conto di questa contraddizione altrimenti gli animi si riscalderebbero troppo col rischio di arrivare a una rabbiosa reazione e a una guerra aperta.

spose bambineHanno la mente offuscata coloro che ancora – di fronte ai fiumi di sangue e alla negazione più totale dei diritti civili (come è normale che sia in una guerra che si definisca tale) si ostinano ancora a definire l’Islam come religione amica e a pensare che dalla loro cultura possiamo trarre qualcosa di buono. Mi tengo il cous-cous, e forse si salverà qualche poesia o trattato di medicina medievale ma per ciò che riguarda i diritti umani, la civiltà occidentale non ha nulla da imparare da popoli che ogni giorno ci dimostrano la loro crudeltà e la loro barbarie.

Gli esempi sono troppi per essere raccolti qui, ma si potrebbero scrivere diversi grossi tomi con testimonianze e fatti che dimostrano la urgente necessità che questa piaga finisca per sempre. E non so se provoca più rabbia la sanguinosa guerra contro l’uomo (e la donna) portata avanti dall’Islam più convinto oppure la complice compiacenza e l’applauso da parte del mondo occidentale e dei paesi cosiddetti laici. Forse ciò che crea più dolore è l’assordante silenzio di alcuni uomini di Chiesa ma spesso, si sà, le rappresaglie fanno paura e le dichiarazioni si mascherano sotto terminologie generiche e spesso prive di riferimenti alla realtà.

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Nel 2006 si alzò la flevile voce di Ratzinger, papa Benedetto XVI, che a Ratisbona citò un brano medievale dell’imperatore Manuele II il Paleologo in cui si criticava la violenza – “senza ragione” –  con cui l’Islam faceva proseliti (“Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”). Il discorso provocò una valanga di proteste contro il papa tedesco, reo di aver citato una frase che sarebbe stato meglio tacere; una affermazione erroneamente e malignamente a lui attribuita, ma pur sempre una affermazione rigorosamente vera. Ma se a volte è lecito parlare delle vittime, è proibito parlare degli assassini, si tace lasciando le vittime “orfani di persecutori”. Come disse ironiamente Massimo Introvigne: “Chissà chi li perseguita? Ci sarà pure qualcuno che li perseguita però non si può dire, sennò quelli che li perseguitano si offendono”.

E non possiamo in nessun modo pensare di esigere che i vertici islamici chiedano perdono ai cristiani per il sangue versato, per i diritti calpestati e per il costante clima di razzismo religioso che propugnano i loro più fedeli adepti. Ciò è richiesto solo alla Chiesa Cattolica che ha dovuto più volte inchinare il capo e chiedere perdono per le colpe del passato. L’Islam non chiede perdono, né per le colpe del passato, né tantomeno per le colpe del presente, e nell’Occidente liberale e progressista nessuno esige che si diano spiegazioni.

Oggi, a dodici anni dall’attacco islamico negli Stati Uniti d’America, è indicativo che Obama voglia difendere quella banda di briganti (così li ha definiti l’ostaggio italiano Quirico, rilasciato recentemente) che in questi giorni assediano la Siria incendiando case e chiese, distruggendo villaggi, come il villaggio cristiano di Malula distrutto e saccheggiato dai ribelli amici di Obama e dell’Europa. E’ stata pubblicata, in questi giorni, una lista di chiese distrutte e bruciate a cavallo tra agosto e settembre del 2013 dai Fratelli Mussulmani: il solo scorrere la lista fa rabbrividire pensando all’odio che esiste dietro a tutto ciò, un odio gratuito che sfocia nel fuoco e nel sangue!

ISLAM

Un’altra notizia recente è la morte della piccola Rawan nello Yemen, uccisa – a soli 8 anni – da suo marito, il suo grande e grosso padrone musulmano. La triste vicenda è balzata in prima pagina nei giornali italiani ma presto ce ne dimenticheremo e torneremo a stringere la mano a un sistema religioso e politico (è la stessa cosa) dove la pedofilia è permessa e incentivata e il baratto delle bambine è oramai una vergognosa usanza tradizionale. Un matrimonio infelice – ma che dico? – , un’infanzia infelice, una vita infelice (e breve), quella della piccola Rawan, vittima di un sistema senza scrupoli, senza il lume della ragione, senza regole se non l’avidità di sesso e di denaro, senza una coscienza, senza più un dio che sia degno di quel sacro nome.

La violenza sulle donne, l’oppressione (della coscienza e del corpo) delle mogli e delle figlie, d’altronde non rappresenta un grosso problema morale per l’uomo musulmano. E’ nella natura delle cose, nel modo di pensare dell’Islam, è un fatto religioso ma anche ontologico: le donne sono strumenti di sesso, fabrica di figli, schiave utili per la pulizia della casa. Chi non ha ancora visto il film “La verità di Soraya” attenda che qualche coraggioso editore lo voglia tradurre e pubblicare e lo guardi subito! La storia è simile a quella di Asia Bibi accusata di “blasfemia” e condannata alla lapidazione (sì, il lancio di sanpietrini in faccia, per intenderci). Non dimentichiamo poi l’altro caso che ha scosso (per poco tempo) il mondo: l’omicidio del ministro Bahtti, Il ministro cattolico ucciso dagli estremisti islamici quando si impegnava per i diritti delle minoranze religiose in Pakistan. La più grave colpa del ministro Bahtti fu quella di aver spostato la causa di Asia Bibi e dei cristiani perseguitati nel suo paese: questa posizione a favore dei propri correligionari gli costò la vita.

Una bambina con suo marito-padrone

Bambina-sposa col marito-padrone

Spose bambine, lapidazioni, delitto di blasfemia, pedofilia autorizzata. Basterebbe questo per scoraggiare gli ecumenisti più convinti, i buonisti e gli “accogliamo-tutti-venite-pure”! Dovrebbe essere sufficente la storia della bimba sposa uccisa a 8 anni per spingere l’Occidente (così attento, di solito, ai diritti delle minoranze) ad aprire una inchiesta, andarare in loco, scoperchiare il tutto e far uscire il marcio che c’è sotto una spessa nube di silenzio e omertà. Ma noi continuiamo imperterriti a dire che si tratta solamente di sporadici episodi ma che – in fondo – sono nostri amici, nostri fratelli, uguali a noi.

Ma sono proprio uguali a noi? Ragionano, pensano come noi? Hanno, come spesso si afferma, lo stesso Dio? Aspirano come noi alla stessa liberta? Inizio a dubitarne, anzi, ho sempre sospettato di queste affermazioni che sanno di menzogne politiche. La stagione delle primavere arabe ha aperto una ferita nel Medio Oriente: tramite queste rivoluzioni si è risvegliato il sogno del grande regno islamico – punto di partenza per la conquista dell’Europa. Eppure l’Europa ha applaudito, approvato, lodato, sporcando di sangue la propria coscienza.

Sono rari i coraggiosi esempi di condanna che cercano di rinnovare un dialogo infetto da buonismo religiosamente corretto denunciando il vizio di fondo di una relazione in cui noi dialoghiamo e loro sparano. Così pochi giorni fa il cardinale Tauran ha affermato chiaramente ai leader musulmani la necessità di pronunciarsi seriamente su questa grave contraddizione:

Il dialogo interreligioso deve essere condotto in modo credibile. Come è possibile infatti parlare di dialogo positivo quando da una parte si parla e dall’altra si lanciano bombe nelle chiese in cui si svolgono funzioni liturgiche? È necessario che i leader musulmani siano più outspoken, più diretti, nel denunciare questi atti terroristici compiuti da loro correligionari

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